

Prada, A/I 2010


Ter et Bantine, A/I 2010

Cèline, A/I 2010


Chloè A/I 2010

E' arrivato il momento di addentrarsi nell'universo del fashion system contemporaneo, costellato da una moltitudine di tendenze e di stili, che pensare di stipulare una classificazione di ciò che è di moda e ciò che non lo è, rappresenterebbe una scelta fuori dal nostro tempo, fuori dall'idea che oggi, tutto ciò che ci circonda può far nascere una tendenza.
Adesso chi produce moda apre gli occhi, osserva attentamente e con occhi diversi, l'universo sociale che gli gira intorno. Grandi nomi di designer si servono di personalità telematiche e artistiche per esplorare nuove fonti d'isprirazione.
Si formano stili che divergono tra loro, sintesi del meraviglioso caos che coinvolge il nostro secolo.
Osservando le ultime sfilate ho notato un'esaltazione della femminiltà intesa come valore classico. Uno stile anni'60 mischiato alla modernità delle materie prime utilizzate, quello delle nostre nonne che non avevano bisogno di minigonne o scolli vertiginosi per mostrare la propria identità, ma che invece utilizzavo la grazia di una gonna al ginocchio sapientemente costruita per rendersi libere. Miuccia Prada sembra aver pensato questo, così come Phoebe Philo, designer di Celine, che servendosi della preziosa linfa ispiratrice dell'estetica del regista Atonioni, prima fra tutte una splendida Monica Vitti in "Deserto Rosso", del gruppo di cineasti della Nouvelle Vague o di alcune classiche muse come la modella Twiggy o Brigitte Bardot, presentano in passerella piccoli completi - giacchine o dolcevita insieme a stretti e corti pantaloni capri leggermente allargati sul fondo - oppure eleganti abiti stretti in vita e svasati sui fianchi. Un'ascesa questa, di un'eleganza classica, dolce e inaspettata.